giovedì 10 settembre 2015

Non arrendersi ma fermarsi per riposare e ritrovare le giuste motivazioni, riprendendo la guida della nostra vita.

Cari Xander e Kiki,
Qualche mese fa ho iniziato un nuovo progetto, avevo una fortissima motivazione per arrivare al mio obiettivo. La meta era chiara, di valore, ero sicuro che lavorare per lei era una cosa giusta. Ero convinto che arrivando alla meta, avrei migliorato il mio mondo. Avrei reso il mondo un posto migliore dove vivere.
Ogni piccolo passo era un successo, da ogni piccolo successo traevo le energie per il passo successivo. Mi sono trovato ad affrontare diversi problemi ma li vedevo come sfide, sfide da affrontare, combattere e superare. I problemi, le sfide per arrivare alla meta erano stimoli per fare sempre di più, per concentrarmi sempre di più. Mi sentivo onnipotente, non vedevo possibili vie di fallimento, era solo una questione di tempo e di fare. Mi sentivo fortissimo e felice di riuscire a realizzare il cammino verso la meta...
Poi qualche settimana fa, dopo tante energie spese nel progetto, ho iniziato a sentire che le motivazioni iniziavano a diminuire, non ero più concentrato. Ogni problema, ogni ostacolo era un motivo perché il mio cervello mi proponesse mille motivi per lasciar stare, mille motivi per dirmi che "non ne valeva la pena". Giorno dopo giorno rallentavo il mio cammino, fino a trovarmi immobile, paralizzato. Non vedevo più la meta. Le mie giornate si riempivano di insoddisfazione, malumore, negatività. Ero arrabbiato, ero arrabbiato con me stesso per un cammino iniziato con tanta energia che si stava concludendo con un fallimento. Un fallimento causato dalla mia incapacità di continuare. Ero svilito, abbattuto, pentito di aver iniziato il viaggio. Mi dicevo che l'errore era aver pensato di potercela fare. Stavo per arrendermi per dichiarare definitivamente irraggiungibile la meta. Il mio cervello già si stava preparando a elencarmi tutti i giusti motivi perché avevo fatto bene ad arrendermi. Tutti ben elaborati e che portavano ad una e sola conclusione: "non ti avvilire, tu ce l'hai messa tutta, la colpa è del mondo ostile in cui vivi, è lui che non ti ha capito, non ti ha assecondato. La colpa del tuo fallimento è sua! Il mondo non ti merita, il mondo è una merda." 

Contemporaneamente alla perdita di motivazione sono iniziate anche ad emergere le paure. La paura di fallire, la paura di sbagliare, la paura di fare una brutta figura con gli altri e di essere deriso. Ogni paura era un blocco al fare e una buona motivazione per arrendermi. Volevo scappare il prima possibile da quella situazione, da quelle paure.

Fortunatamente, proprio prima di arrendermi definitivamente, ho letto una frase che mi ero appuntato su un foglio e che tenevo sul comodino. La frase diceva: "sei tu che guidi il tuo autobus...".

Siamo noi che decidiamo del nostro futuro, della nostra vita. Non sono gli altri, il mondo o le nostre paure. Siamo noi che guidiamo il nostro destino. Il nostro percorso di vita è sicuramente influenzato dagli altri, da eventi esterni, dal mondo ma siamo comunque noi a guidare e a decidere per noi.

Ho capito che non mi dovevo arrendere, dovevo invece fermarmi, riprendere le energie e rimettermi al centro del mio destino. Guardare in faccia le paura e trovare il coraggio per superarle. Dovevo ritrovare le stesse motivazioni che qualche mese fa mi avevano spinto a partire. Ho capito che il problema non era la meta irraggiungibile in un mondo ostile, ho capito che il problema ero io e le mie motivazioni. Grazie a questa consapevolezza sono ripartito e ora vedo nuovamente la meta in fronte a me, con ancora più consapevolezza che è li che devo arrivare.

L'inganno è pensare che la nostra vita sia guidata da altri, che è quasi inutile cercare di percorrere la nostra strada perché tanto ci sarà qualcuno o qualcosa che ci impedirà di proseguire. Meglio lasciarsi portare per evitare di essere noi a sbagliare. Ogni giorno il nostro cervello ci propone mille giustificazioni per non fare, perché il fare è fatica. Sono tutte giustificazioni ben formulate e che arrivano dai noi, difficile non dargli credito e per questo che dobbiamo essere consapevoli che la causa dei nostri insuccessi siamo noi.

Il percorso non è facile, ci sono salite, discese, curve e ostacoli. Ci sono incroci e bivi. Ci sono anche vie senza uscita. Ma spetta a noi, solo a noi percorrere questa strada, trovare la forze per le salite e la concentrazione sulle curve, decidere quale strada prendere ai bivi e avere la freddezza e l'umiltà di tornare indietro e ripartire nelle strade senza uscita.

Non è l'altezza del muro che conta ma la nostra voglia di passare oltre. Il muro possiamo saltarlo, abbatterlo o aggiralo, molto più difficile pensare che sia lui a spostarsi. Viviamo in una società che ogni giorno ci da dimostrazione che anche le mete che sembravano irrealizzabili, impossibili, con le giuste motivazioni e il fare si possono raggiungere.

Riepilogo:
- Noi guidiamo la nostra vita, non gli altri, il mondo o le nostre paure;
- Non arrendersi ma essere consapevoli che ogni tanto bisogna fermarsi per prendere fiato e per rimettersi al centro;
- Siamo bravissimi a darci le giustificazioni giuste per arrenderci ma sono inganni per non fare;
- La paura di fallire e sbagliare è potentissima;
- Non ci sono obiettivi impossibili, ci sono obiettivi poco motivati;

Cari Kiki e Xander, siete la cosa più bella della mia vita. Vi voglio bene.