domenica 3 aprile 2016

La nostra percezione del tempo che passa

Cari Xander e Kiki,
vi riporto un posto scritto su 18mq, dove faccio qualche considerazione sulla percezione che abbiamo del tempo che passa.

"Che giorno è? Da quanto sono qui? Ho già mangiato? E’ già ora di cena. Mi è saltato completamente il senso del passare del tempo. Non riesco più a posizionarmi su un’asse temporale.
Ma cosa ho fatto nelle ultime 3 settimane, non 3 ore, 3 settimana?

Sapete, da quando sono entrato nei 18mq mi sono messo in modalità “qui e ora”, che implica anche il non tenere il tempo. Non ho orologio al polso, guardo l’ora solo per il Dance Time e durante la notte nell’attesa del mattino.
Ho i miei riti quotidiani, ma non mi servono per segnare il tempo, mi servono per riempire il tempo.
La sensazione è strana, un po’ di smarrimento e un po’ di leggerezza. Un po’ mi fa paura, perché è una sensazione nuova, non ho quell’apparente senso di controllo che tutti noi pensiamo di avere del nostro tempo.

Il tempo è un elemento importantissimo della nostra vita, consideriamo la nostra vita come un lasso di tempo che dobbiamo riempire in qualche modo. Ogni anno festeggiamo il nostro compleanno, non per festeggiare la nostra venuta al mondo, l’essere vivi, ma per segnare il tempo che passa. Per segnare a che punto del percorso, di cui conosciamo l’inizio ma non la fine, ci troviamo e lo proiettiamo sul futuro, “soffia ed esprimi un desiderio!!!”.

Il tempo è la nostra vita, tutti lo conosciamo, lo teniamo sotto controllo. Alcuni cercano anche di gestirlo.

Da Einstein, sappiamo che il tempo è relativo, non è un valore assoluto, non ha un ritmo costante ma è relativo allo spazio e alla velocità.

Io credo, che il Nostro tempo, non quello di Einstein, non quello che regola l’universo, ma il tempo della Nostra Vita, il tempo del trascorrere della nostra vita, il passare del tempo che noi percepiamo, sia legato all’attività del nostro cervello.

La sensazione che proviamo tutti, è questo senso di accelerazione del tempo con il passare degli anni, con il passare del tempo stesso. Ci sembra che ci sia una formula matematica che dice: più candeline sulla torta, meno tempo fra una torta e l’altra. Quante volte, noi adulti, diciamo: ”è già natale, ma mi sembra di aver festeggiato ferragosto solo ieri”, “e passato un altro anno e non me ne sono accorto” e tantissime altre frasi del genere. Più diventiamo grandi, più invecchiamo e più ci sembra che il tempo acceleri, che passi velocissimo.
Chi non si ricorda quando invece, il tempo non passava. Quando aspettavamo con fremito che il tempo passasse. Era i nostri primi anni di vita. Ogni anno scolastico era un’era geologica per noi. Fra una vacanza e l’altra, un’eternità. Il tempo non passava, ci sembrava di essere sempre piccoli, i traguardi dei 14, 16 e 18 anni erano scalate verso il futuro. Riportate quei lassi temporali nella vostra vita da adulto, 2 anni sono ieri, 4 l’altro ieri. Se avete dei figli, vi è più facile capire. “Oramai è grande, ha 10 anni e mi sembra di averlo tenuto in braccio per la prima volta solo ieri”. Vi ricordate invece voi, quel traguardo dei 10 anni, una vita intera per arrivarci…
E perché questo? Spazio e velocità? No, la causa è il nostro cervello e la nostra attenzione alla vita che viviamo qui e ora. La causa è l’attività del nostro cervello, il tempo si intensifica quando il nostro cervello deve elaborare nuove esperienze. Il tempo passa veloce quando viviamo il già vissuto, quando viviamo nella routine.
Avete presente quella sensazione di quando fate un weekend in una nuova città, di “cavolo siamo in vacanza da 3 giorni ma mi sembra di non andare in ufficio da 3 mesi”. Quando usciamo dalla nostra routine, ricominciamo ad avere la percezione del tempo che passa, dandogli valore.

Ho fatto l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove erano obbligatori 3 esami di teologia. Fortunatamente nei tre, ne ho fatto uno con Don Giussani, personaggio discusso e amato nello stesso tempo. Io so solo che è stato il primo a spiegarmi come funziona il nostro sistema di apprendimento, a cui ho poi legato il concetto della nostra percezione del passare del tempo. Della nostra percezione del tempo che passa. Mi sembra un attimo, mi sembra una vita.
Ogni volta che facciamo qualche cosa di nuovo, tutti i nostri sensi sono attivi, tutti connessi al cervello a cui mandano le informazioni che rilevano. Odori, colori, rumori, sensazioni, ecc. Siamo un sistema di sensori attivi al 100%. Il cervello riceve le informazioni, le elabora, le analizza e le cataloga. Crea il primo schema/modello di quella nuova esperienza e lo archivia nella nostra memoria esperienziale. La prima volta in pizzeria: elaboriamo tutto, colore delle pareti, posizione dei tavoli, colore della tovaglia, arredamento del tavolo, il forno, come si fa una pizza, i vari tipi di pizza. Come si ordina al cameriere, come si mangia una pizza, il gusto della pizza. Un’attività molto intesa, tutti i nostri sensi e soprattutto il cervello lavorano tantissimo.
Il cervello lavora in tempo reale per creare lo schema/modello dell’esperienza “andare in pizzeria”. Andiamo la seconda volta in pizzeria, e inizia ad arricchire l’esperienza “andare in pizzeria”, il cervello paragona le informazioni raccolte la prima volta con quelle nuove e migliora il suo modello di andare in pizzeria. Ogni giro in pizzeria, un piccolo miglioramento. Fino a quando il modello è praticamente completo e comprende il 99% di possibili diverse esperienze che si possono fare in una pizzeria. Da quel momento in poi, quando andiamo in pizzeria il cervello passa in modalità schema/modello, cioè non elabora più tutto la realtà ma solo le cose fuori schema/modello. Da quel momento vi ricorderete di essere andati in una pizzeria solo per qualche cosa di estremamente nuovo, fuori dallo schema/modello. Vi ricorderete se la pizza è particolarmente buona o cattiva, se il cameriere è stato particolarmente scortese. Non vi ricorderete sicuramente, il colore della tovaglia o la faccia del pizzaiolo.
E cosi per tutte le esperienze della vita.

Appena nati tutto è nuovo, il nostro cervello lavora tantissimo nei primi 15/20 anni della nostra vita, dove elabora e crea lo schema/modello di tutte le esperienze base della nostra vita. Poi, per ogni cosa che faremo, dal lavarci i denti alla mattina a scalare una montagna, cercherà nella memoria esperienziale quello schema/modello più vicino a quello che stiamo facendo, e lo userà per interpretazione la realtà. Se non trova nessuno schema/modello, allora si attiverà e inizierà a raccogliere i dati dai 5 sensi ed elaborare le informazioni. Il cervello è attivo e noi percepiremo il passaggio del tempo.
Quando la nostra vita diventa ripetitiva, lui inizia a lavorare meno, non elabora più la realtà, ci traduce la realtà in schemi/modelli senza elaborarla, senza viverla più nella realtà. Se non vivi nella realtà, il tempo non trascorre, si ferma e i giorni passano, le settimane passano e arriva la nuova torta con una candelina in più.

Perché funziona così? Per spirito di conservazione, perché elaborare la realtà è un lavoro molto intenso e faticoso. Il nostro cervello riceve ogni secondo 60 milioni di informazioni dall’esterno. Per minimizzare lo sforzo, quando viviamo un’esperienza già vissuta, lui ci propone lo schema/modello di quell’esperienza, così non è costretta a elaborare nuovamente tutte le informazioni, con il relativo sforzo. Quanti di voi si ricorda con facilità cosa avete mangiato ieri a pranzo? Dove avete parcheggiato la macchina l’ultima volta che siete andati al supermercato? Sono cose che avete fatto e vissuto, ma perché non le ricordate? E si, che vi ricordate cosa avete mangiato 10 anni fa in quel ristorante spagnolo a Madrid. La risposta è cervello attivo, cervello passivo. La prima volta che fate qualche cosa, il cervello è attivo, sta vivendo la realtà perché la deve elaborare, analizza tutti i dati che arrivano dai sensi. Fate una cosa già fatta diverse volte nella vostra vita e il cervello rimane passivo. Il cervello vi passa lo schema/modello, non sta elaborando la realtà.

Facciamo cose nuove, il cervello è attivo per rilevare le informazioni, viviamo nella realtà e il tempo si allunga. Facciamo qualche cosa già fatta tante volte, e il cervello non elabora la realtà e ci passa il relativo schema/modello, non viviamo nella realtà ma della memoria esperienziale, il tempo si accorcia, si annulla. Non percepiamo il tempo passare ma soprattutto non viviamo a pieno.

Sicuramente la prima risposta del cervello alla richiesta di “attivarsi”, sarà una bella intenzione. Non fermatevi a quella, passate ai fatti.

Quando viviamo sempre la stessa realtà, quando facciamo sempre le stesse cose. Quando entriamo nella routine, perdiamo il senso del trascorre del tempo. Quando viviamo una nuova esperienza, facciamo una cosa nuova nella vita, ma anche viviamo in modo attivo qualche cosa già fatta, ritroviamo il senso del trascorrere del tempo.

A noi la responsabilità di imporre al nostro cervello di “stare attento” a quello che facciamo, a vivere la realtà. Ogni giorno è nuovo, ogni alba è nuova. Noi aiutiamolo, cercando di fare nuove esperienze, di uscire dalla ruotine della nostra vita. Non è fatica, è vita. Non è necessario andare dall’altra parte del mondo per fare questo, basta guardare il nostro mondo con attenzione, con occhi nuovi. Non lasciamo che la vita scorra, viviamola. Accendiamo il nostri sensi e il nostro cervello e tutto sarà nuovo.

Attenzione perché socialmente ci viene indicato uno schema di vita che si basa sull’imparare, sul fare nuove esperienza, i primi anni della nostra vita e poi ripetere, usare, sfruttare quello che abbiamo imparato per il resto della vita. Questo schema è perfetto per la sopravvivenza della specie, dove il principale scopo è sopravvivere, minimizzare lo sforzo per ottimizzare i risultati.
Quel tempo è però passato, il mondo è cambiato, con il nostro fare l’abbiamo incasinato e non possiamo più pensare solo alla nostra sopravvivenza ma dobbiamo pensare alla sopravvivenza del mondo stesso. Dobbiamo quindi tenere il nostro cervello attivo. Dobbiamo forzarlo al lavorare. Questo però è un altro discorso…

Qui nei 18mq ho potuto sperimentare quanto scritto sopra. Rimanere chiuso in questa navicella, limitata nello spazio, nel fare e nelle esperienze, ha completamente azzerato la mia percezione del passare del tempo. Nel mio vissuto, questi 24 giorni sempre uguali, sono stati poco più di un lampo… ma in questo caso va bene cosi. Giusto? Mi riempirò di vita li fuori!!!!


Volete allungare il tempo fra una torta e l’altra, fate nuove esperienze, vivete con occhi nuovi ogni istante della vostra vita, state concentrati, attivate tutti i vostri sensi. State sul qui e ora. Non vivete nelle esperienze del passato, fatelo lavorare questo cervello!!!!! Fate che ogni istante sia un nuovo istante da vivere a pieno…"

ISTRUZIONI:
- La vita si vive ad istanti ed emozioni;
- L'istante diventa vita se i nostri sensi e il nostro cervello sono attivi;
- Il cervello cerca di minimizzare lo sforzo, e tende a non attivarsi se non per nuove esperienze, altrimenti usa schemi/modelli di esperienze precedenti simili;
- La percezione del tempo che passa è legata all'attività del nostro cervello. Il cervello non è attivo, non percepiamo il tempo e questo passa senza che noi ce ne accorgiamo. Il cervello è attivo, percepiamo il tempo che passa e gli diamo valore. Allunghiamo la nostra vita.
- Per avere una vita più lunga, dobbiamo fare nuove esperienze, vivere con occhi nuovi ogni istante. Attivare i sensi, il cervello e stare concentrati nel qui e ora.

Kiki e Xander siete la cosa più bella della mia vita. Vi voglio bene.

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