martedì 5 aprile 2016

Lettere fra me e il nonno Vittorio

Cari Xander e Kiki,
ieri non Nonno Vittorio, mi ha scritto questa bellissima lettere, per me è stato un momento importantissimo della mia vita. Sotto trovate la mia risposta.

“Caro Ale,
solleciti i commenti ai Tuoi pensieri e alle Tue convinzioni, sei bello sia dentro che fuori anche se il mondo interiore e molto più armonioso e incredibile, dell’aspetto fisico. Il motivo è da ricondurre alla Tua personalità che è speciale, unica e affascinante, in maniera singolare, che mi hai superato in tutto – compresa le disavventure salutistiche. La fine della carriera di lavoro è vicina, ho vissuto una vita piena……. di soddisfazioni e rimpianti, di gioie e affetti con un percorso sempre diverso e, senza risparmiarmi.
Ti faccio presente, oltretutto (temo non ti sia chiaro, essendo ancora nel pieno del Tuo percorso) l’enorme valore delle tue convinzioni. Per non dire della realtà che stai attraversando pur con davanti un muro molto spesso di cemento armato, stai avanzando con ogni mezzo. Scusa la franchezza, felicità a parte, ma solo tu stesso con le tue capacità sei in grado di percorrere la voglia di vivere.
Ti ringrazio dell’onore e vanto che hai voluto darmi in ogni campo lavorativo e non.

Per quanto ci riguarda, non vedo come aiutarti in questo momento, sono fatto alla mia maniera, ti ho dentro di me, con la tua famiglia, come il meglio della mia vita – con l’augurio che sia altrettanto per te con i tuoi figlioli – Ti ribadisco che ti ammiro e ti ricordo che gli attuali problemi, come tu dici, non sono altro che una prova di illuminata maturità. E pensare che da piccolo ti chiamavo “il mio cuoricino”. Ciao”


Caro Papà,
Hai scritto cose bellissime, cose che non mi sarei mai aspettato leggere ma che avrei voluto. Cose non tutte vere. Non ti ho superato in tutto, è una frase senza senso. Non ci sono gare, non ci sono competizioni. Soprattutto sono quello che sono anche grazie a te, anzi più passano gli anni e più mi ritrovo in te. Più mi rendo conto di assomigliarti in tantissime cose. Del resto, se ci pensi, quanti anni siamo stati uno vicino all’altro? Partendo dal Centro 2, passando dal Beverly, fino a Lurisia. Quante pizze mangiate insieme dal Buson e il martedì sera alla Frida. Solo nelle tue ultime avventure non eravamo insieme.
Magari, non mi vedevi, eri super indaffarato nelle mille cose del lavoro, ma io ero li a guardarti. Ero lì per te, per starti vicino.
“Cosa vuoi fare da grande? Il lavoro del mio Papà”

Lo sto realizzando solo ora, scrivendo queste parole, ma tu sei il mio modello. Tutte le mie azioni, in qualche modo, le ho sempre confrontate con le tue. Molte volte cercando di fare il contrario, ma sei sempre stato il paragone.

Le mie convinzioni sono diverse dalle tue. C’è stato un periodo in cui discutevamo e litigavamo tutti i giorni, proprio per il nostro modo diverso di vedere le cose. Sembrava che vivessimo in due mondi diversi. Da li abbiamo iniziato a parlarci sempre meno, preferivamo il silenzio allo scontro, poi sono rimasti solo silenzio e rabbia. Quanta rabbia, ci ho messo anni ad accettare le nostre diversità, e ancora adesso molte volte non ci riesco e mi arrabbio ma è un mio limite.

Essere padre mi sta aiutando tantissimo a capire. La vita è piena di cose difficili, ma tra le più difficili, forse la più difficile, c’è il rapporto tra genitori e figli. Il rapporto umano più complesso in assoluto. Tu, mi hai conosciuto come la cosa più fragile e indifesa al mondo. Mi hai visto e aiutato a crescere. Io, ti ho conosciuto come la mia sicurezza, la mia forza. Il mio scudo dai pericoli della vita. Sei stato il mio modello, il mio esempio. Adesso siamo due uomini che si devono confrontare nelle loro diversità, arrivando da percorsi opposti.
Tutto questo condito dai due sentimenti più forti al mondo, quello dell’amore del genitore verso il figlio e quello dell’amore del figlio verso il genitore. I presupposti non sono di un rapporto facile, alla fine non ce la stiamo cavando malissimo, giusto?

Mi scrivi che non puoi fare niente per me, perché “sono fatto alla mia maniera”, questo è contro qualsiasi mia convinzione, quindi non te la passo. Ti chiedo di sorridere, di essere felice.
Niente mi aiuterebbe di più nel vedere te e la mamma felici.

La felicità di un genitore è vedere i propri figli felici ma anche la felicità di un figlio è vedere i propri genitori felici.

E pensare che un giorno ti ho detto: “Papà non chiamarmi più “il mio cuoricino”, adesso sono grande”. Fortunatamente, ho ancora la possibilità di dirti: “Papà, adesso sono adulto, puoi chiamarmi ancora “il mio cuoricino””. Ti voglio bene.

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